Stifstidende - 15 novembre 1961

Stifstidende - 15 novembre 1961
All’Università di Oslo insegna attualmente un professore italiano, Giovanni Gonnet dell’Università di Roma, lingua e letteratura italiana. Lui e sua moglie Wanda desideravano visitare una fattoria norvegese e, insieme a un’amica della famiglia Gjestvang di Ottestad, la pittrice Solveig Wiik, domenica hanno fatto visita a Ottestad.
Hanno visitato la fattoria sia all’esterno che all’interno. La stalla con i molti animali li ha impressionati, e hanno seguito con interesse le spiegazioni dell'agircoltore Gustav Gjestvang ascoltando storie sui tumuli funerari e sull’uso tradizionale del granaio. Anche la visita alla chiesa di Ottestad ha suscitato grande interesse nei due ospiti.
[Didascalia foto] Il professor Giovanni Gonnet e sua moglie Wanda trovano molte cose di interesse durante il soggiorno a Ottestad. Qui osservano un antico “certificato di nozze” dell’epoca di Carlo Giovanni (Karl Johan). A destra l'agicoltore Gustav Gjestvang.
La signora Wanda Gonnet è entusiasta dei maglioni norvegesi e se ne è procurata uno bellissimo.
Durante una conversazione con l’amabile professore, gli abbiamo chiesto come gli fosse sembrata la fattoria norvegese.
— Mi ha fatto un’ottima impressione, ha detto. Capisco che questa sia una grande fattoria. È stato molto interessante poterla visitare. In generale, mia moglie e io abbiamo un’impressione piacevole delle condizioni in Norvegia. Siamo colpiti da quanto bene si viva qui. Il Paese è bello e la gente è ospitale — non dite forse “hyggelig” qui? Mia moglie ed io ci troviamo così bene che potremmo pensare di rimanere qui più a lungo.
— Come le piace il cibo norvegese?
— Delizioso. Cosa mi piace di più? La bistecca, dice con un grande sorriso. La bistecca di balena! Ma mia moglie ed io non mangiamo spaghetti in Norvegia. Mi piace anche molto il caffè norvegese.
La conversazione scivola naturalmente sul Mercato Comune.
— Per l’Italia è un grande vantaggio. Contribuirà a un livellamento che è necessario. E l’Italia ha bisogno di espansione commerciale.
Scuote la testa. Ci sono troppi poveri in Italia. In generale, ci sono troppe persone. Come il Mercato Comune si rivelerà per la Norvegia, non oso dirlo. La Norvegia si trova in una situazione diversa dall’Italia.
— Ci sono molti studenti sotto la sua cattedra?
— Non ci sono ancora molti studenti che studiano italiano. Ma speriamo che la lingua italiana entri come materia nella scuola superiore.
Il professor Gonnet, nato in Svizzera, è protestante, e racconta che in Italia ci sono circa centomila protestanti, una minoranza insignificante in un Paese cattolico così popoloso. Insegna storia della Chiesa all’Università di Roma e parla positivamente dell’ambiente cattolico lì. Sottolinea fortemente l’importanza della tolleranza. — Sono protestante contro tutto ciò che limita la libertà, dice. La libertà è la cosa più preziosa che abbiamo.
Il professor Gonnet racconta che in primavera vorrebbe tornare a Hedemarken per visitare le rovine della Cattedrale.
Morgenbladet - 22 ottobre 1963
Didascalia della foto: Il direttore del giovane Istituto Italiano di Oslo, il professor Giovanni Gonnet
Perché non c’è un “Purgatorio” nel poema medievale norreno?
Cosa collega e cosa distingue le due opere, La Divina Commedia e Draumkvedet? Questa è una delle domande che interessano il professor Giovanni Gonnet, addetto culturale italiano in Norvegia, docente all’Università di Oslo e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura nella nostra capitale. Alcuni giorni fa ha tenuto una conferenza sulla questione presso la società italo-norvegese “Dante Alighieri”.
Il direttore del giovane Istituto Italiano a Oslo, il professor Giovanni Gonnet:
— Quando circa un anno fa venni a conoscenza del Draumkvedet, mi colpì il fatto che ci trovassimo di fronte a un universo immaginario che aveva ispirato anche Dante nella sua opera divina, dice il professor Gonnet durante una pausa tra i suoi numerosi impegni.
E continua:
— Mentre il nostro poeta nazionale italiano era un uomo erudito, ben informato sulla teologia, la giurisprudenza e la filosofia del suo tempo, nell’autore del Draumkvedet non si percepisce alcun fondamento teorico. Dante fornisce una descrizione concreta del viaggio attraverso i mondi ultraterreni, e le idee della teologia cattolica e della scolastica medievale permeano costantemente la sua elaborazione poetica dei temi. Il Draumkvedet è più mitico, estatico, e nelle visioni di Olav Åsteson risplende ancora un’eco dell’antica religione norrena. Un’altra differenza degna di nota è che il Draumkvedet descrive solo il paradiso e l’inferno, mentre l’ascesa – il purgatorio – rappresenta un importante elemento di collegamento nella Divina Commedia. Tuttavia, nonostante queste differenze, entrambe le opere sono ispirate da un atteggiamento religioso fondamentale verso la vita, tipico del sentimento esistenziale medievale.
— Quale può essere il motivo dell’assenza del purgatorio nel poema norreno? Non era forse la dottrina cattolica uniforme in tutta Europa?
— Questa è una domanda molto difficile che mi sono posto spesso. La dottrina cattolica era teoricamente la stessa ovunque, ma ciò non impedisce che alcune concezioni predominassero in certi luoghi più che in altri. E il cristianesimo era ancora molto giovane nei paesi nordici quando nacque il Draumkvedet.
In patria, in Italia, Gonnet è professore di storia delle religioni all’Università di Roma.
Ma i suoi forti interessi storici non gli impediscono di essere fortemente coinvolto anche nei problemi attuali. Fu infatti ufficiale partigiano durante la guerra e partecipò a molti duri combattimenti contro Hitler e i fascisti, e oggi è acceso sostenitore dell’idea di unità europea.
— Il riconoscimento della propria coesione da parte dell’Europa è di vitale importanza. L’unione porterà conseguenze positive non solo in ambito economico e politico, ma anche per la nostra cultura e la religione cristiana. Sebbene io appartenga a una delle più piccole comunità cristiane, la chiesa valdese, credo che il dialogo contemporaneo oltre le barriere confessionali porterà risultati positivi. I valdesi furono forse i primi veri protestanti e già nel pieno Medioevo avevano le loro congregazioni a Lione. Furono però scomunicati dal papa e solo nel 1848 ottenemmo la piena libertà religiosa in Italia.
— Quanti valdesi ci sono oggi in Italia?
— Circa trentamila, ma vi sono congregazioni in diversi paesi. L’Uruguay, ad esempio, ne ha molte. E teniamo spesso congressi ecumenici.
— Qual è la funzione dell’Istituto Italiano di Cultura?
— È simile a quella dell’Istituto Norvegese a Roma. Cerchiamo di diffondere informazioni sulla cultura italiana in Norvegia e il 20 novembre organizzeremo un concerto al Museo Munch. Ma questa istituzione è ancora molto giovane, ha solo un anno. A proposito, parlando del Draumkvedet, pensa che un giorno riuscirò a declamarlo in norvegese antico? Ops, volevo dire in dialetto norvegese arcaico?
Aftenposten - 19 maggio 1965
Didascalia della foto: Il prof. dr. Giovanni Gonnet (a destra) e il professor Sigmund Skard accanto all’immagine di quello che è forse il più famoso busto di Dante.
Mostra – serata commemorativa – conferenze – e parti della sua opera principale in norvegese
Due mostre dedicate a Dante si aprono questa mattina alla Biblioteca Universitaria. Si tratta dell’inizio di una celebrazione, su scala piuttosto ampia per gli standard norvegesi, del settecentesimo anniversario della nascita di Dante.
Questa sera si terrà una serata commemorativa nell’Aula Magna, con un programma molto prestigioso. Tra gli eventi previsti, la suite Dante in memoriam, composta da Finn Ludt per l’anniversario. Conosciuti artisti leggeranno brani delle opere di Dante, così come poesie norvegesi ispirate al grande italiano. Conferenze su di lui si terranno in biblioteca il 25 maggio e il 3 giugno.
Durante l’incontro nell’Aula Magna, l’ambasciatore d’Italia in Norvegia, Adalberto Figarolo di Gropello, riceverà una nuova traduzione in norvegese di Dante, frutto di un lungo lavoro iniziato da Henrik Rytter nel 1942 e recentemente completato dal professor Sigmund Skard. Skard ha basato la sua traduzione di 42 canti della Divina Commedia sul manoscritto di Rytter, ma nella maggior parte dei casi ha realizzato un'elaborazione più libera, tornando al testo originale.
Il bellissimo libro, con una copertina magnifica disegnata da Ørnulf Ranheimsæter nello spirito del poeta, è stato pubblicato da Det Norske Samlaget, con un sostanzioso contributo finanziario dello Stato italiano. Anche il Consiglio norvegese per la ricerca scientifica generale ha sostenuto il progetto, insieme ad altre istituzioni e persone, nella consapevolezza dell’importanza di rendere l’opera principale di Dante accessibile ai lettori norvegesi senza dover ricorrere a edizioni in lingue straniere. Se si sostiene che Dante abbia avuto finora poca influenza sulla vita spirituale norvegese, ciò è probabilmente dovuto al fatto che troppo poco della sua opera è stato tradotto.
La mostra “Dante e la Norvegia”, alla Biblioteca Universitaria, illustra i casi in cui le visioni infernali di Dante hanno colpito l’immaginazione di artisti norvegesi, come Arne Garborg, Gustav Vigeland ed Edvard Munch. La poesia Firenze di Olaf Bull sarà letta durante l’incontro di questa sera.
I bibliofili si rallegreranno nel vedere quante edizioni rare e belle delle opere di Dante possiede la biblioteca, ad esempio l’edizione di Lione del 1551 della Divina Commedia. È presente anche un’edizione di lusso pubblicata a Firenze nel 1912 e un’edizione in esperanto pubblicata a Milano quest’anno.
La seconda mostra è stata realizzata a Stoccolma su iniziativa dell’Istituto Italiano di Cultura locale. Dopo la collaborazione con il corrispondente istituto norvegese, il comitato norvegese per Dante (presieduto dal professor Skard) e la Biblioteca Universitaria, l’intera collezione di Stoccolma – ritratti di Dante, immagini di personaggi e luoghi della sua vita e opere, illustrazioni della Divina Commedia – è ora esposta al secondo piano della Biblioteca Universitaria. La collezione è stata inoltre arricchita con altre immagini interessanti, tra cui una delle illustrazioni di Dante realizzate dal surrealista Dalí. Questa si inserisce in modo sorprendentemente armonioso nell’opera classica illustrata da Gustave Doré sulla Divina Commedia.
La mostra dimostra che tutti gli artisti che nel tempo sono stati tentati di ricreare in immagini il purgatorio, l’inferno e il paradiso di Dante, sono stati principalmente colpiti dalla grandezza dell’opera del poeta, dalle sue dimensioni cosmiche. Allo stesso tempo, le magnifiche fotografie dell’architettura e dell’arte che facevano da cornice alla vita del poeta mostrano che la sua ispirazione celeste era anche ancorata alla realtà materiale: al bronzo, al marmo, agli affreschi e agli edifici dell’antichità lungo il cammino della sua vita. Il genio non ha bisogno di elevarsi per prendere il volo. L’arte contemporanea si è elevata a grandi altezze.
La bibliotecaria universitaria Cecilie Wiborg Bonafede ha contribuito al lavoro di organizzazione della mostra, insieme al resto del personale della biblioteca. È stata sua, tra l’altro, l’idea di fotografare la pagina del registro dei prestiti che mostra che Edvard Munch si è immerso nelle visioni dantesche.