Giovanni Gonnet
Giovanni Gonnet (Jean Gonnet), nato a Ginevra nel 1909 e deceduto nel 1997, è stato professore di Storia del Cristianesimo e Storia Medioevale presso le Università di Roma, Oslo, Bari e Cosenza, oltre che alla Facoltà valdese di teologia.
Ha diretto l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo dal 1961 a marzo 1969. Ha poi diretto l’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado da aprile 1969 al 1971 e successivamente quello di Rabat.
Giovanni Gonnet è stato uno storico fondamentale per gli studi sul valdismo, particolarmente attivo negli anni '70, sia come autore che come promotore di convegni e progetti editoriali dedicati alla storia delle comunità valdesi medievali e moderne.
Giovanni Gonnet – Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Oslo (1961–1969)
Un umanista valdese tra diplomazia culturale e dialogo delle lettere: il direttore che unì Dante e Draumkvedet
Quando Giovanni Gonnet giunse a Oslo nei primi anni Sessanta, l’Italia culturale in Norvegia era ancora in cerca di un’identità stabile. Professore di storia delle religioni all’Università di Roma, di origine svizzera e di fede valdese, Gonnet portava con sé una formazione solida e cosmopolita, unita a un sincero interesse per il mondo nordico e per il dialogo interreligioso. Accanto alla moglie Wanda, donna colta e curiosa, seppe creare un clima di scambio e apertura che rese l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo una presenza viva e riconosciuta nel panorama culturale norvegese.
Dal 1961 al 1969, Gonnet fu direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Oslo e contemporaneamente lettore di lingua e letteratura italiana all’Università di Oslo. In quegli anni l’attività dell’Istituto conobbe un deciso sviluppo, grazie alla sua capacità di unire la competenza accademica alla sensibilità diplomatica. I programmi si aprirono a un pubblico sempre più ampio: non solo studiosi e studenti, ma anche artisti, appassionati di lingua italiana e cittadini norvegesi attratti dalla cultura del Belpaese.
Le cronache dell’epoca restituiscono un ritratto vivace del professore. Nel novembre 1961 lo Stifstidende racconta la visita dei coniugi Gonnet a una fattoria di Ottestad, dove Giovanni si mostra sinceramente affascinato dal paesaggio rurale, dall’ospitalità norvegese e persino dalla bistecca di balena, mentre Wanda si entusiasma per i maglioni tradizionali. Episodi di quotidiana cordialità che rivelano il carattere aperto e ironico del direttore, pronto a conoscere la Norvegia anche al di fuori dei circuiti ufficiali.
Sul piano culturale, Gonnet seppe coniugare la divulgazione letteraria con il rigore scientifico. Nel 1963, in una conferenza organizzata dalla Società “Dante Alighieri” di Oslo, propose un parallelo ardito e affascinante fra il Draumkvedet norvegese e la Divina Commedia, interrogandosi sulle affinità tra due visioni dell’aldilà nate in contesti spirituali diversi. L’interesse per la cultura nordica si intrecciava così al suo impegno di studioso del pensiero religioso e alla sua vocazione al dialogo tra culture e confessioni.
Figura di grande equilibrio morale, Gonnet non nascondeva il proprio passato di ufficiale partigiano e di convinto sostenitore dell’unità europea. Nelle interviste ricordava con orgoglio le sue origini valdesi e difendeva la libertà come valore supremo della coscienza cristiana. La sua visione della cultura era intrinsecamente etica: un modo per superare confini, pregiudizi e barriere confessionali.
Il culmine della sua attività in Norvegia fu la grande celebrazione del settecentesimo anniversario della nascita di Dante Alighieri nel 1965, organizzata insieme all’Ambasciata d’Italia, al professor Sigmund Skard, alla Biblioteca Universitaria e al Comitato norvegese per Dante. Le due mostre inaugurate in quell’occasione – “Dante e la Norvegia” e l’esposizione itinerante dell’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma – offrirono un inedito dialogo tra arte, letteratura e ricerca. Il successo dell’iniziativa consacrò l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo come interlocutore autorevole nel panorama culturale del Nord Europa.
Alla fine del suo mandato nel 1969, Giovanni Gonnet lasciò un segno duraturo nella storia della diplomazia culturale italiana: un direttore capace di unire competenza accademica, curiosità umana e profondo rispetto per la cultura norvegese.
Cecilie Wiborg Bonafede – Una custode dei libri e del dialogo tra Italia e Norvegia
Tra le figure norvegesi più vicine all’Istituto Italiano di Cultura di Oslo durante la direzione di Giovanni Gonnet, spicca Cecilie Wiborg Bonafede (1929–2012), primo bibliotecario (universitetsbibliotekar) della Biblioteca Universitaria di Oslo – oggi Biblioteca Nazionale di Norvegia (Nasjonalbiblioteket). La sua collaborazione con l’Istituto fu costante, qualificata e animata da un profondo interesse per la cultura italiana.
Già nel 1965, Bonafede offrì un contributo di grande rilievo alla mostra “Dante e la Norvegia”, allestita presso la Biblioteca Universitaria sotto la direzione di Giovanni Gonnet. Partecipò attivamente all’organizzazione dell’evento e si distinse per un’iniziativa particolarmente originale: fu sua l’idea di riprodurre fotograficamente una pagina del registro dei prestiti che attestava l’interesse di Edvard Munch per la Divina Commedia. Quel gesto, apparentemente semplice, evocava in modo suggestivo la profondità del legame culturale tra l’artista norvegese e l’opera dantesca.
Per il suo impegno nella promozione della cultura italiana in Norvegia, nel settembre 1966 le fu conferita l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, consegnatale dall’Ambasciatore Adalberto Figarolo di Gropello.
Negli anni successivi, Bonafede continuò a collaborare con l’Istituto, partecipando anche ad attività di carattere divulgativo. Il 10 marzo 1977 tenne per l’Istituto una conferenza dal titolo Den italienske kvinne i dag (“La donna italiana oggi”), offrendo al pubblico norvegese una prospettiva diretta e aggiornata sulla condizione femminile nella società italiana contemporanea.
La sua competenza bibliografica trovò pieno riconoscimento anche a livello istituzionale. Nella prefazione al Repertorio bibliografico delle opere italiane tradotte in lingua norvegese dal 1946 al 1979, il direttore Ribechi la ringraziò espressamente per la «preziosa collaborazione prestata alla stesura di questo repertorio». Tale attestazione suggella un lungo percorso di collaborazione scientifica con l’Istituto Italiano di Cultura, fondato sulla precisione metodologica e su un’autentica passione per il dialogo interculturale.
Il suo impegno non si limitò al versante “italiano”. Nel 1974, Bonafede pubblicò infatti La Norvegia in Italia – Scelta bibliografica delle traduzioni di opere letterarie di autori norvegesi, storie della letteratura, opere critiche e linguistiche (estratto dagli Annali – Studi Nederlandesi – Studi Nordici, Istituto Universitario Orientale di Napoli). Quest’opera, in rapporto di complementarietà con il repertorio di Ribechi, documentava il percorso inverso: la ricezione della letteratura norvegese in Italia. In tal modo, Bonafede contribuì in modo decisivo a delineare un quadro bilaterale dei rapporti letterari tra i due Paesi, offrendo agli studiosi uno strumento ancora oggi prezioso.
Con rigore, discrezione e sensibilità, Cecilie Wiborg Bonafede rappresentò il volto più concreto e duraturo della cooperazione culturale tra Italia e Norvegia: una mediatrice della conoscenza che seppe trasformare la bibliografia in una vera forma di diplomazia culturale.