Giovanni Gambella

Rassegna Stampa

Fredriksstad Blad - 17 febbraio 1977

Immagine dell'articolo originale del giornale norvegese.
Immagine dell'articolo originale del giornale norvegese.

Traduzione

La sala delle fiabe troppo piccola per la serata culturale
Il film su Michelangelo ha offerto una vivace lezione di storia dell’arte

La Fredrikstad Kunstforening (Associazione artistica di Fredrikstad), che sin dall’inizio dell’anno ha ospitato ben quattro mostre contemporaneamente presso la Galleria della Città Vecchia, la Sala della Luce e la Sala Intima (la Sala delle Fiabe) nella Biblioteca Centrale, ha recentemente preso l’iniziativa di rinnovare le serate culturali seguite da momenti conviviali, che i membri più anziani dell’associazione ricordano con grande piacere.

L’affluenza dei membri è stata così alta che la Sala Intima si è rivelata troppo piccola, costringendo a spostare l’evento nell’Aula Magna. Qui, Ole-Arnt Arntzen ha dato il benvenuto e ha introdotto Jens Schive dell’associazione Dante Alighieri – comitato di Fredrikstad, Halden, Sarpsborg, e l’addetto culturale italiano a Oslo nonché direttore dell’Istituto Italiano di Cultura in Norvegia, il dott. Giovanni Gambella. Entrambi hanno ringraziato l’associazione artistica e il comitato culturale di Fredrikstad per l’opportunità di presentare il gigante Michelangelo.

Ciò è avvenuto principalmente attraverso un eccellente film italiano, proiettato per l’intera serata con commento in inglese, che ha offerto un’interpretazione ispirata e un’analisi chiara dell’incredibile opera di Michelangelo come scultore, pittore e architetto. È stata storia dell’arte al suo meglio, e in seguito la conversazione è proseguita animatamente ai tavolini nella hall, accompagnata da formaggio e vino rosso.

R. G.

Arbiderbladet - 16 settembre 1977

Immagine dell'articolo originale del giornale norvegese.
Immagine dell'articolo originale del giornale norvegese.

Traduzione

CULTURA | ARBEIDERBLADET VENERDì 16 SETTEMBRE 1977

Per i norvegesi, l’Italia è solo il paese degli spaghetti

— In nessun paese d’Europa l’interesse per l’Italia e per la lingua italiana è così scarso come in Norvegia. Il direttore Giovanni Gambella dell’Istituto Italiano di Cultura in Meltzersgate lo dice con tono rammaricato. Da un anno e mezzo occupa la poltrona di direttore dell’istituto, che ha dieci anni di vita e conduce un’esistenza piuttosto modesta, almeno in termini di spazio. Vi sono solo quattro piccole stanze: una reception, un ufficio per Gambella, una combinazione di aula e biblioteca, e una stanza per riviste e giornali. Un’immagine dello spazio ridotto che la cultura italiana occupa in Norvegia. Uno spazio che Giovanni Gambella si sforza di ampliare. Una nota positiva sono i piani imminenti per l’acquisto di una sede propria a Oslo. Ma dove e quando è ancora incerto. In ogni caso, entro quattro o cinque mesi si prevede di poter ampliare le attività, e quindi l’interesse per la lingua e la cultura italiane. Oggi l’Italia ha ben 60 istituti di cultura sparsi nel mondo. E quello norvegese è senz’altro uno dei più piccoli. Negli altri paesi scandinavi, come Danimarca, Svezia e Finlandia, la risposta è completamente diversa, afferma Gambella. La Finlandia, ad esempio, ha una tradizione particolare, che rende molto più facile il lavoro di informazione e divulgazione sull’Italia.

— Ma i norvegesi vanno in massa in Italia, questo dovrebbe avere un certo effetto?

— Sì, ma cosa li interessa? Sole, vino e spaghetti.

Per la maggior parte dei norvegesi, l’Italia è innanzitutto il paese degli spaghetti. Giovanni Gambella non riesce a trattenere un piccolo sospiro. Non vanno in Italia perché siano appassionati della nostra cultura. Ma naturalmente è piacevole che ci vadano, e alcuni partecipano anche ai nostri corsi di “italiano per turisti”, che l’Istituto organizza ogni primavera. L’anno scorso ci sono stati 200.000 turisti norvegesi in Italia, e quest’anno si prevede che la cifra salga a 300.000. Ma l’interesse culturale non cresce di pari passo. La maggior parte ha sentito parlare di Dante e Michelangelo. Ma dell’Italia moderna si sa ben poco. E non penso solo ad arte e cultura, ma anche ai risultati ottenuti dall’Italia nella ricerca e nella tecnologia. Quanti norvegesi sanno che in Italia possediamo una notevole competenza nella costruzione di piattaforme petrolifere? O che gli italiani hanno progettato un satellite per le telecomunicazioni?

Giovanni Gambella elenca talmente tante cose che si rimane quasi storditi. Parla anche di cinema, arte e letteratura. L’anno scorso è stata organizzata una bella mostra di scultura italiana a Oslo, un panorama della scultura italiana moderna. Quanto ci piacerebbe occuparci anche della pittura! Ma finora non siamo riusciti a realizzarlo.

— Qual è la causa del debole interesse dei norvegesi?

— Ci sono senz’altro diverse cause. Ma la tradizione gioca un ruolo importante. I norvegesi sono orientati verso il mondo anglo-americano. Inoltre, ci sono molti meno italiani qui rispetto agli altri paesi scandinavi. Anche questo ha la sua importanza. La lingua è difficile. Il francese, ad esempio, ha una tradizione molto più lunga.

Ma considerata la breve storia dell’Istituto, appena dieci anni, si può anche dire che siamo solo all’inizio. Speriamo che con il trasferimento in una nuova sede si aprano maggiori e migliori possibilità di scambio d’informazioni. Purtroppo, sono troppo pochi i testi italiani - sia di narrativa che di saggistica - tradotti in norvegese. È anche difficile trovare norvegesi che conoscano bene la lingua per poter tradurre. Molto spesso la traduzione avviene tramite l’inglese.

— C’è uno scambio degno di nota tra studenti norvegesi e italiani?

— Lo scambio è minimo. Questo è uno degli ambiti in cui stiamo cercando di migliorare. Alcuni giovani norvegesi vanno in Italia per studiare medicina, e questo è tutto.

— Che tipo di offerta ha l’Istituto per quanto riguarda corsi di lingua e altri corsi?

— Organizziamo una serie di corsi. A causa della mancanza di spazio, siamo però costretti a offrire pochi corsi e con un numero limitato di studenti. Con il trasferimento in una sede propria, contiamo di poter ampliare anche l’attività didattica.

Una particolarità dei nostri corsi di lingua italiana è che abbiamo insegnanti italiani. I corsi durano quattro anni, divisi in un livello base, un livello intermedio con approfondimento linguistico, un anno di completamento e un anno di specializzazione. In quest’ultimo anno si studiano arte e letteratura italiane. Alla fine si può ottenere un diploma rilasciato dal Ministero dell’Istruzione italiano. Inoltre, organizziamo corsi specifici per turisti, che durano alcuni mesi in primavera e si concludono a giugno.

Abbiamo anche corsi speciali per norvegesi che desiderano studiare in Italia. Si tratta di corsi molto intensivi, in cui gli studenti devono apprendere in poco tempo ciò che normalmente richiede anni. Oltre ai corsi di lingua, l’Istituto offre anche corsi culturali e di conversazione. I corsi sulla cultura italiana sono tenuti anche da insegnanti norvegesi e sono pensati per chi non conosce la lingua.

— Altre offerte?

— Ogni martedì proiettiamo film: film tradizionali o riproduzioni musicali di opere italiane.

— L’interesse è in crescita?

— Sì, fortunatamente notiamo segnali che qualcosa sta cambiando, ma l’interesse è ancora troppo scarso. Abbiamo un forte desiderio di ampliare i contatti, e vorrei sottolineare che non è solo colpa dei norvegesi se l’interesse reciproco è così limitato.

Turid Larsen

Didascalia della foto; Il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Giovanni Gambella. (Foto: Stein Marienborg).