Silvana Quadri

Ritratto di Silvana Quadri

Silvana Quadri è stata direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura di Oslo dal settembre 1984 al 1988. Subito dopo ha assunto a Londra il ruolo di vicedirettrice di quell'Istituto Italiano di Cultura.

Silvana Quadri

Un’Italia da ascoltare e da raccontare: la missione culturale di una direttrice aperta al dialogo

Quando nel 1984 la professoressa Silvana Quadri assunse la direzione dell’Istituto Italiano di Cultura di Oslo, portava con sé una visione chiara: promuovere la lingua e la cultura italiana in Norvegia attraverso l’ascolto, il dialogo e una rappresentazione dell’Italia libera da stereotipi. “Voglio ascoltare per capire cosa i norvegesi desiderano sapere sull’Italia”, dichiarava poco dopo il suo arrivo, segnalando un approccio profondamente rispettoso del contesto locale e dell’interlocutore norvegese.

Fin dall’inizio, Quadri si distinse per un’azione culturale costruita su curiosità reciproca e scambio autentico. Convinta che l’Istituto non dovesse essere soltanto un punto di riferimento per la piccola comunità italiana residente in Norvegia, ma soprattutto un ponte verso il pubblico norvegese, orientò le attività dell’IIC a Oslo in questa direzione. La sua idea di promozione culturale era fondata su una visione moderna dell’Italia: non solo culla di arte e letteratura, ma anche Paese vivo, complesso, in evoluzione – capace di parlare al presente.

Sotto la sua direzione, l’Istituto intensificò le collaborazioni con le istituzioni norvegesi e con i comitati norvegesi della Società Dante Alighieri, realizzando iniziative di ampio respiro. Tra queste, spiccano la mostra dedicata a Luigi Pirandello, organizzata in collaborazione con la città di Agrigento e itinerata tra Bergen, Stavanger e Oslo, e la proiezione del film muto Enrico IV di Amleto Palermi, proposta in sinergia con la Cineteca Nazionale e l’Istituto Cinematografico Norvegese. Quadri scelse Pirandello non solo per il prestigio del suo Nobel, ma perché rappresentava un modo di raccontare l’Italia al di là dei luoghi comuni: un autore che indagava l’identità, la maschera sociale, l’ambiguità del reale — temi universali, capaci di dialogare con il teatro nordico e con la sensibilità norvegese.

Nel suo operato emerge un’attenzione particolare per il cinema e il teatro contemporanei, linguaggi che considerava strumenti privilegiati di comunicazione interculturale. Fu tra i primi direttori dell’Istituto a sostenere apertamente la diffusione del nuovo cinema italiano, promuovendo la partecipazione italiana al Filmfestivalen di Haugesund, in coincidenza con l’Anno europeo del cinema (1988), e incoraggiando la visibilità di giovani registi accanto ai nomi più noti. Anche il sostegno simbolico al gruppo teatrale Frei Friteater, che nel 1985 mise in scena Non tutti i ladri vengono per nuocere di Dario Fo, rivelava la sua volontà di legittimare culturalmente e valorizzare le iniziative norvegesi ispirate all’Italia.

Quadri interpretava la diplomazia culturale come un’azione di educazione reciproca. Criticava la tendenza dei media norvegesi a ridurre l’Italia a “sole e spaghetti”, e invitava invece a discutere anche di temi più profondi: dal dibattito sociale al fenomeno della mafia, dai problemi economici alle nuove forme di creatività. “Non voglio sembrare una sciovinista – diceva – ma non potremmo imparare gli uni dagli altri?” In questa frase si riflette tutta la sua visione: una cultura italiana da proporre come parte di un dialogo europeo, non come modello unilaterale.

Pur dovendo operare con risorse economiche limitate, la direttrice riuscì a mantenere viva una programmazione varia e intelligente: corsi di lingua, mostre, rassegne artistiche e incontri dedicati tanto ai classici quanto alle forme espressive del presente. L’Istituto ospitò, tra l’altro, una mostra su Eleonora Duse al Nationaltheatret, una rassegna d’arte italiana alla Kunstnernes Hus e un evento con il liutaio Claudio Amighetti, che fece scoprire al pubblico norvegese l’arte della costruzione di un violino “alla Stradivari”.

Nel bilancio della sua esperienza, tracciato nel 1988 al momento della partenza per Londra, Quadri rivendicò il valore di un percorso costruito sul confronto umano e culturale. Sottolineò le affinità tra Italia e Norvegia – due Paesi uniti da un forte senso di identità regionale – e invitò a superare gli stereotipi, riconoscendo la modernità e la vitalità dell’Italia contemporanea. La sua riflessione conclusiva riassume bene la filosofia che guidò i suoi anni a Oslo:
“Impariamo a gioire del fatto che esiste un’Europa comune, in cui sia l’Italia che la Norvegia trovano pienamente il loro posto.”

Con la sua azione intelligente e sensibile, Silvana Quadri lasciò un segno profondo nella storia dell’Istituto, aprendo una stagione di dialogo autentico e di curiosità reciproca, in cui la cultura italiana si fece conoscere non come “mito del Sud”, ma come realtà viva, complessa e aperta al mondo.

Articolo sull'Istituto Italiano di Cultura di Oslo pubblicato dal quotidiano norvegese Aftenposten, aftenutgave, sabato 26 gennaio 1985.

Dati articolo Aftenposten 26 gennaio 1985

Articolo di Aftenposten del 26 gennaio 1985, pagina 1