Mauro Santelli

Foto di Mauro Santelli

Anni: 1981-1984

Ambasciatore d’Italia a Oslo: Franco Ferretti

Direttore Istituto Italiano di Cultura di Oslo: Mauro Santelli (1981-1984)

Presidente Comitato Dante di Oslo: Gerd Enderud (1981-1982) - Børre Qvamme (1982-1983) - Consiglio direttivo ad interim (1984)

Mauro Santelli è stato direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Oslo dal 1981 all’agosto 1984.
Prima di assumere questo incarico in Norvegia, ha maturato una significativa esperienza accademica all’estero: dal 1965/66 al 1970/71 è stato lettore di lingua italiana presso l’Università di Szeged (Ungheria), nell’ambito del nuovo accordo culturale tra Italia e Ungheria che prevedeva l’invio di due lettori italiani, uno a Budapest e uno a Szeged.
Durante la sua permanenza, i corsi da lui proposti riflettevano i suoi interessi e la sua formazione, contribuendo in modo determinante allo sviluppo degli studi di italianistica in Ungheria negli anni Sessanta.
Fu seguito in quell’incarico da Danilo Gheno (dal 1972), chiamato poi nel 1975 a coprire l’incarico di filologia ugrofinnica nell’Università di Firenze, e successivamente da Ezio Bernardelli (dal 1975/76).

Mauro Santelli

Un direttore “pioniere” della letteratura italiana in Norvegia (1981–1984)

Quando Mauro Santelli arrivò a Oslo nel 1981, trovò un Istituto Italiano di Cultura in una fase di transizione. Per alcuni mesi lavorò fianco a fianco con il direttore uscente, Achille Ribechi, sostenendolo come addetto culturale, fino a subentrare ufficialmente alla direzione. Fu l’inizio di tre anni molto intensi, durante i quali Santelli si dedicò con energia a far conoscere la letteratura italiana contemporanea e a costruire nuovi ponti culturali con la Norvegia.

La sua esperienza all’estero non era nuova: tra il 1965 e il 1971 era stato lettore di italiano all’Università di Szeged, in Ungheria. Tuttavia, a Oslo si trovò davanti a un panorama completamente diverso, dominato dalla cultura anglosassone e poco aperto agli autori italiani. In Norvegia, all’epoca, erano poche le traduzioni dall’italiano, e spesso venivano realizzate partendo da edizioni inglesi.

In un’intervista al Dagbladet del marzo 1981, Santelli spiegava così la sua missione:
«Il modo migliore per conoscere la cultura di un paese straniero è leggere la sua letteratura. La letteratura dice più di quanto possano fare le arti visive, il cinema o qualsiasi altra forma artistica».
Per questo invitava gli editori norvegesi a tradurre direttamente dall’italiano: secondo lui, per apprezzare davvero un libro, bisognava leggerlo “nella lingua originale o nella propria lingua madre”.

Da questa idea nacque un progetto culturale ampio: corsi di letteratura italiana contemporanea all’Università di Oslo (Blindern), conferenze in lingua italiana all’Istituto Italiano di Cultura e un contatto costante con le case editrici norvegesi. Il primo risultato concreto arrivò con la Casa Editrice Gyldendal, che pubblicò Il giorno del giudizio (Dommens dag) di Salvatore Satta: un segnale importante, che Santelli accolse come un incoraggiante passo avanti.

Da grande appassionato di narrativa contemporanea, suggeriva agli editori nomi come Guido Morselli, Nino Carlino, Italo Alighiero Chiusano e Giuseppe Pederiali, convinto che rappresentassero bene la varietà e la complessità dell’Italia del tempo. Notò anche con lucidità il ritorno al romanzo storico — da Il nome della rosa di Eco a L’ordalia di Chiusano — interpretandolo come una risposta alla stagione difficile degli anni Settanta.

Santelli definì spesso il suo lavoro una “opera pionieristica”. E, in effetti, lo fu: cercava di “rompere il ghiaccio” nel mondo editoriale norvegese, proponendo nuove voci italiane e offrendo un’immagine dell’Italia più ricca e sfaccettata, lontana dagli stereotipi turistici.

Il suo soggiorno in Norvegia ebbe anche una dimensione personale. Già prima di trasferirsi era affascinato dal Nord: dai suoi scrittori, dal paesaggio artico, dalla luce. Durante gli anni a Oslo volle conoscere il Paese in prima persona, viaggiando lungo la costa sulla celebre rotta dell’Hurtigruten, un’esperienza che descriveva come un incontro con “silenzio e luce”.

Quando lasciò l’incarico nel 1984, lasciò anche un Istituto più vitale e più attento alla letteratura come strumento di dialogo internazionale.
Schivo ma tenace, Santelli interpretò il ruolo di direttore come quello di un vero mediatore culturale: qualcuno che non si limitava a promuovere l’Italia, ma cercava di farla comprendere pienamente nel contesto del Nord europeo.

Foto di gruppo con Mauro Santelli davanti alla sede dell'Istituto Italiano di Cultura di Oslo

Foto di gruppo scattata il 4 giugno 1984 davanti alla sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Oslo, in Tidemands gate 5

In prima fila, da sinistra:
Cecilie Wiborg Bonafede (bibliotecaria e bibliografa presso la Biblioteca Universitaria di Oslo),
Isabella Santelli (figlia di Eva e Mauro Santelli),
Eva Santelli (moglie di Mauro Santelli),
Giorgio Zoldester (rappresentante dell’ICE per Norvegia e Islanda),
Mauro Santelli (direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Oslo).

In seconda fila:
primo da destra, Sergio Scapin (addetto presso l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo);
seconda da destra, Renate Hunziker (funzionaria dell’Ambasciata di Svizzera a Oslo);
terza da destra, Brit Jahr (traduttrice di numerose opere dall’italiano al norvegese e autrice di una grammatica italiana per norvegesi);
quinta da sinistra, Lone Klem (professoressa di letteratura italiana all’Università di Oslo);
primo da sinistra, Antonio Domenico Trivilino.

In terza fila:
primo da destra, Gunnar Bjølseth (dentista);
seconda da destra, Annie Bjølseth (moglie di Gunnar Bjølseth e studentessa di italiano presso l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo);
secondo da sinistra, Tor Fotland (traduttore di numerosi romanzi dall’italiano al norvegese).